La spiaggia, 1934

Alberto Ziveri (Roma 1908 – 1990)
La spiaggia
olio su tela
1934
cm 125,5 x 120,5

Alberto Ziveri fu uno dei rappresentanti della cosiddetta “Scuola Romana”, autore di paesaggi urbani e di scene di realismo narrativo come questo gruppo di giovani atleti-bagnanti colti nell’attimo del riposo sui galleggianti del Tevere.

Negli anni della formazione presso il liceo artistico locale, si interessò soprattutto ai pittori moderni attivi a Roma, come Felice Casorati, Ardengo Soffici e Giorgio Morandi. Rimangono di questa produzione iniziale alcuni paesaggi e ritratti, che risentono del clima del realismo magico.

Nella primavera del 1928 fece il suo esordio pubblico presentando alcuni disegni alla XCIV Esposizione di belle arti della Società amatori e cultori. È l’anno in cui rimane colpito dalla pittura tonale di Piero della Francesca, che lo segnerà per tutta la carriera artistica, e dalle opere di Parmigianino e Correggio.

Al termine del liceo artistico iniziò a frequentare la Scuola libera del nudo.

Nel corso degli anni trenta l’attività espositiva si fece sempre più intensa.

Nell’anno scolastico 1935-1936 prese servizio come docente di disegno e decorazione pittorica al Regio museo artistico industriale di Roma, poi divenuto Istituto statale d’arte, dove insegnò fino al 1963.

Tenne la sua prima mostra personale nel febbraio 1936. Lo stesso anno intervenne alla XX Biennale di Venezia insieme al gruppo dei giovani pittori romani. Fu questa la prima partecipazione alla biennale, manifestazione alla quale d’ora in poi fu presente con continuità come alla Quadriennale di Roma.

Nel 1937 si recò per la prima volta all’estero, a Parigi; poi proseguì il suo viaggio di studio in Belgio e Olanda. Visitando i musei di questi paesi fu colpito dai maestri del Seicento olandese e fiammingo, dal romanticismo e dal realismo francese dell’Ottocento, dalla «maniera nera» di Goya. Al ritorno, la sua pittura subì una svolta sostanziale e definitiva: i delicati accordi tonali cedettero il passo a opere più ricche di impasto, caratterizzate da una materia grassa e da un robusto chiaroscuro, accentuato per dare maggiore evidenza plastica alle figure, con soggetti spesso ispirati a un crudo realismo.

Nel 1939 prese uno studio all’ultimo piano di uno stabile al n. 59 di via santa Maria dell’Anima, adiacente a piazza Navona, dove lavorò per il resto della sua vita.

Concluso il conflitto bellico, riprese l’insegnamento, intensificò l’attività espositiva, sia in Italia che all’estero, e ottenne numerosi premi.

Nel 1946 tenne una personale alla Galleria di Roma, dove espose ventisette dipinti e sedici incisioni. Il lavoro di incisore, appreso da autodidatta, si accompagnava come un diario intimo a quello di pittore fin dagli anni venti, ma dal dopoguerra Ziveri iniziò a presentarlo nelle maggiori rassegne.

Negli anni cinquanta espose in mostre collettive di arte italiana in Grecia, Giappone, Stati Uniti, Turchia e ancora in Germania, Russia e Slovenia.

Negli anni sessanta si affermò definitivamente come uno dei grandi maestri del realismo e, sul piano della docenza, passò a insegnare nelle accademie, realizzandosi nel rapporto con gli allievi, che esortava a disegnare sempre dal vero. Dal 1963 al 1966 insegnò Decorazione all’Accademia di belle arti di Napoli, nel 1967 vinse la cattedra di Pittura a Palermo e dal 1969 al 1979, anno del pensionamento, fu titolare di Pittura all’Accademia di Roma.

Nel 1963 fu eletto accademico di san Luca e l’anno successivo, l’illustre storico e critico d’arte Roberto Longhi presentò la sua antologica di opere recenti: la mostra rafforzò la sua immagine di maggior pittore italiano della realtà.

Negli anni settanta godette di una fama ormai consolidata: fu eletto accademico dell’Accademia pontificia dei Virtuosi al Pantheon e dell’Accademia del disegno di Firenze, e tenne numerose personali. La definitiva consacrazione di Ziveri si ebbe nel corso degli anni ottanta.